Il Coordinamento Reggiano nasce dall'esigenza di proteggere un territorio fragile ed a forte rischio idrogeologico dall'invasione delle compagnie petrolifere.
NO TRIV Reggio Emilia
pagina di informazione per i cittadini emiliani sulle estrazioni e permessi di ricerca e coltivazione idrocarburi
venerdì 26 aprile 2013
giovedì 25 aprile 2013
EMILIA: NO IDROCARBURI
! NO TRIVELLAZIONI !
La
provincia di Reggio Emilia, così come il resto dell'Emilia Romagna,
è nel mirino delle Compagnie Petrolifere.
Alla
ricerca di metano e petrolio, peraltro
di scarsa qualità, tra istanze in corso per ottenere i
permessi di ricerca idrocarburi e permessi già concessi, con
la cittadinanza intera che ignora il fatto che domani, un
qualsiasi cittadino potrebbe ritrovarsi la raccomandata della
Compagnia Petrolifera che, forte di leggi che considerano il
sottosuolo un bene dello STATO, invade letteralmente il nostro
territorio per installare trivelle mostruose e vasche per
contenere i fanghi usati per le perforazioni e rifiuti di certo non
ecologici e di dubbio
smaltimento.
Cosa
succede una volta trovato il gas o il petrolio nei nostri terreni,
vicino alle nostre case? Dopo le trivelle arrivano tubi e
impianti per la desolforazione (il metano ha bisogno di essere
depurato e la più dannosa tra
le impurità è senz'altro lo zolfo
che bruciando
produce anidride solforosa e in presenza di umidità provoca
il fenomeno delle piogge acide, responsabili di malattie polmonari,
della rovina delle piante e del deterioramento di qualsiasi cosa sia
esposto all'aria aperta) provocando altro inquinamento in un'area,
quella emiliana, che è già fortemente inquinata!
Oltre
a questo e al pericolo di incidenti
irreversibili, di inquinamento delle falde acquifere e di
sversamento di idrocarburi nei campi agricoli, si aggiunge
l'aumento della subsidenza, ovvero l'abbassamento del terreno,
laddove nella bassa colpita dai violenti terremoti del 2012, anche
gli impianti di sollevamento acque di Mondine e San Siro – che ci
hanno sempre salvato dagli allagamenti nei periodi di forte
pioggia (a Moglia e San Benedetto Po) sono fuori uso e gravemente
danneggiati dal sisma. In caso di piena del Po o di Secchia ed Enza,
già ora siamo in balìa anche di questo rischio, figuriamoci
se dovessimo permettere ad una Compagnia petrolifera straniera di
farci andare tutti sott'acqua quando sappiamo che un nuovo impianto
con idrovore per salvare la bassa dagli allagamenti sarebbe un'opera
faraonica e costosissima che lo STATO ora non è
assolutamente in grado di finanziare!
Per
la zona della Val d'Enza, gli idrocarburi vengon ricercati in zone
collinari soggette a frane, laddove esistono Castelli del
1400, e fauna protetta.
A
tutto questo, aggiungiamo il rischio sismico, in una zona che
ha già manifestato piu' volte negli anni la sua sismicità in un
territorio fragile e fortemente antropizzato. Rischio sismico che
potrebbe derivare – per una buona parte della scienza non
negazionista- sia dal disequilibrio causato dall'estrazione di
idrocarburi non adeguatamente compensati nel sottosuolo, sia dalla
reiniezione dei fluidi di scarto in presenza di faglie, peggio se
attive ed in grado di generare già senza la mano dell'uomo violenti
terremoti !
Rischio
sismico minimizzato dal Ministero Ambiente come nel caso dello
stoccaggio gas in progetto a RIVARA, ormai caso di rilevanza
nazionale, ancora a rischio di esser realizzato per lo meno nella
fase degli accertamenti. Un pericolo sottostimato per interesse di
chi ? Di certo non dei cittadini della bassa !
La
zona di Correggio e limitrofe, dopo il sisma del 1996 è stata
interessata da vari fenomeni di scavernamento dei piani di campagna,
visibili ad occhio nudo, e da faglie superficiali. A dimostrazione
della fragilità del territorio reggiano.
La
nostra Emilia, famosa nel mondo per la bontà dei propri prodotti
agro-alimentari, per chiese storiche, Castelli, Rocche antiche, per
il lambrusco, per il Parmiggiano- reggiano dei nostri caseifici, per
i paesaggi così diversi e meravigliosi, dal Po all'Enza, dai vigneti
ai pereti, subirebbe una devastazione irreparabile ed un danno di
immagine notevole. Non vogliamo subire gli stessi danni della
BASILICATA!
Le
nostre case, i nostri terreni, le nostre attività subirebbero anche
un deprezzamento economico dalla presenza di una pompa
estrattiva. Chi mai vorrebbe comprare un domani una casa vicina ad
una pompa petrolifera o ad un centro Oli, o vicina ad una torcia che
brucia gas giorno e notte?
Il
gioco non vale la candela. Le quantità stimate di idrocarburi nella
nostra zona sono così basse che non migliorerebbero di una virgola
il fabbisogno energetico! Non c'è nessun interesse nazionale da
preservare se non il ritorno economico delle compagnie petrolifere
che pagano royalties (TASSE sugli idrocarburi estratti )
vergognosamente basse rispetto ai danni che causano! E tra l'altro
tasse che finiscono per la
maggior parte nelle tasche della REGIONE e solo in minima parte in
quelle dei COMUNI che però subiscono l'impatto negativo maggiore!
Nessun cittadino avrà benefici economici dall'estrazione di
idrocarburi, nessuno di noi avrà sconti in bolletta, non ci saranno
nuovi posti di lavoro dato che il settore petrolifero si appoggia a
personale esperto e qualificato!
Laddove
AGIP ed Eni negli anni hanno già esplorato i nostri
territori estraendo quello che si poteva e rinunciato poi
all'estrazione estrema di quel poco rimasto, l'unico sistema
per estrarre le ultime riserve
- per le quali la terra ha già detto BASTA - sono le violente
stimolazioni a base di acidi, fratturazioni, pozzi orizzontali, spari
con esplosivi nel sottosuolo, iniezioni di acqua in pressione. Tutte
attività estremamente impattanti che nulla hanno a chè
vedere con il rispetto -
ancorchè minimo - del nostro sottosuolo
e dei suoi abitanti.
Dalla
bassa reggiana alle colline, siamo tutti coinvolti.
Noi
diciamo NO. Non vogliamo che nessuno violenti la nostra terra.
Diciamo
NO a Edison, Terracon, Po Valley, Aleanna Resources, San Leon, Hunt
Oil !!!
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